Sono
sempre stata bisessuale, ma non me ne sono mai veramente resa conto
fino all' età adulta.
Da
piccola avevo una predilezione per gli amichetti con la faccia
d'angelo, e la mia migliore amica era una biondina iperattiva, con capelli corti
e dritti e modi da maschiaccio.
Questa
attrazione per l'ambiguo, l'androgino, il non bene definito come
prettamente virile o prettamente femminile, non mi ha mai abbandonata
veramente.
Con il
tempo ho imparato ad apprezzare entrambi i sessi per le loro
caratteristiche fisiche più peculiari, ma ho anche capito che esiste
una enorme zona grigia al confine tra i due generi dominanti maschile e femminile. Una
terra di nessuno tutta da esplorare, e quindi estremamente
appetibile per una persona curiosa come me.
Il liceo
ha cambiato un po' la mia percezione delle cose.
Andare
all' artistico, per una ragazzina di provincia, significava
circondarsi della créme della créme, di quanto di più originale e
alternativo potesse esserci in giro:
Dagli
hippie fattoni, al ragazzo effeminato metrosexual, alla lesbicona con
modi da scaricatore di porto. Ognuno lì dentro esagerava le proprie caratteristiche per poter spiccare sugli altri.
Proprio
nei corridoi di quella scuola ho incontrato la ragazza che considero
la mia prima cotta ufficiale sul versante femminile. E a cui non ho
mai detto nulla:
Una
ragazza alta, capelli corvini corti e corpo magrissimo, sguardo
penetrante che emerge come un ago affilato da sotto la montatura
sottile degli occhiali, atteggiamento rilassato di chi ha carisma e
ne è consapevole.
Non la
solita ragazza gommosa da copertina di panorama, a cui tutti gli
uomini sbavano dietro e di cui tutte le ragazzine sono invidiose.
Non la
solita ragazza bruttina ma buona che ti ispira fiducia per una grande
amicizia, ma che non ti attira per quel suo odore di pulito che ti
stordisce.
No, lei
era una donna VERA. Una che mi ispirava sesso. Come nessun ragazzetto
brufoloso della mia età avrebbe mai potuto fare.
E' vero
che all' epoca non disdegnavo neanche i ragazzi, ma dopo i problemi
avuti in famiglia, diffidavo di qualsiasi cosa dotata di un pene mi
si avvicinasse a meno di un paio di metri. Non ero in grado di
sostenere né attuare una conversazione verso un essere di sesso
maschile, figuriamoci un corteggiamento.
Così ho
iniziato a guardare altrove. E a fantasticare sulle donne.
Ma il
mio vero coming out, e le mie prime esperienze con una donna, sono
avvenuti molto più tardi, non più di qualche anno fa. Ero adulta,
ed avevo a grandi linee risolto i miei conflitti interiori
riguardanti il sesso, gli uomini e le insicurezze legate al mio
aspetto fisico.
Ero
pronta per il livello successivo.
L'
università e il lavoro non sono stati molto proficui nella ricerca
di una donna: sembra che io attiri solo ragazze più brutte o più
grasse di me, e per certi versi più insicure e più aggressive.
O forse
sono io che mi aspetto troppo dalle donne e rimango delusa da ciò
che incontro nella realtà.
Ho notato che tendo ad idealizzare le donne molto più degli uomini, e ad aspettarmi molto di più da queste ultime. Forse punto molto in alto perché ancora non so cosa aspettarmi?
O forse è una scusa per non doversi mettere in gioco, perché ho paura di soffrire?
Probabilmente mi sento solo a disagio perché per me significa dover rivedere e rileggere il mondo femminile con occhi diversi, aggiungendo ovunque l' eventualità che una donna possa sembrarmi attraente.
In una società in cui si è programmati a considerare il proprio sesso solo come amico o potenziale rivale, è difficile riprogrammare tutto lo schema in modo da farlo quadrare con le mie vere esigenze.
Ma sono sicura che, una volta superato il disorientamento iniziale, saprò che cosa aspettarmi.
E saprò reclamare ciò che mi spetta ed esserne degna.
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